Partiamo dal concetto di BIRRA
BIRRA =
La birra è una bevanda alcolica ottenuta dalla fermentazione di mosto a base di malto d’orzo, aromatizzata e amaricata con luppolo.
La birra è una delle più diffuse e più antiche bevande alcoliche del mondo. Viene prodotta attraverso la fermentazione alcolica con ceppi di Saccharomyces cerevisiae o Saccharomyces carlsbergensis di zuccheri derivanti da fonti amidacee, la più usata delle quali è il malto d’orzo, ovvero l’orzo germinato ed essiccato, chiamato spesso semplicemente malto.
Vengono poi usati frumento, il mais, il riso – questi ultimi due specialmente come aggiunte in birre di produzione industriali – e, in misura minore, l’avena, il farro, la segale. Altre piante meno utilizzate sono invece la radice di manioca, il miglio e il sorgo in Africa, la patata in Brasile e l’agave in Messico.
Per produrre la birra, il malto viene immerso in acqua calda dove, grazie all’azione di alcuni enzimi presenti nella radichetta che si forma durante la germinazione, gli amidi presenti vengono convertiti in zuccheri fermentescibili. Questo mosto zuccheroso può essere aromatizzato con erbe aromatiche, frutta o più comunemente con il luppolo. Successivamente viene impiegato un lievito che dà inizio alla fermentazione e porta alla formazione di alcool, unitamente ad anidride carbonica, che viene per la maggior parte espulsa, ed altri prodotti di scarto derivanti dalla respirazione anaerobica dei lieviti.
In questo processo si utilizzano ingredienti, tradizioni e metodi produttivi diversi. Il tipo di lievito e il metodo di produzione possono essere usati per classificare le birre in ale, lager o birre a fermentazione spontanea.
In questo processo si utilizzano ingredienti, tradizioni e metodi produttivi diversi. Il tipo di lievito e il metodo di produzione possono essere usati per classificare le birre in ale, lager o birre a fermentazione spontanea.
A tutto questo uniamo che negli ultimi 10 anni sono nati tantissimi birrifici e microbirrifici e quindi di conseguenza sempre nuovi prodotti
Come distinguersi dalla massa e farsi ricordare?
Il lampo di genio è venuto a due giovani che hanno fatto della loro smisurata passione per le birre, il loro lavoro… trasformandolo poi in un business da milioni di sterline
L’ epopea di uno dei birrifici più discussi, irriverenti, innovativi e provocatori, ha inizio nell’ Aprile del 2007, quando due homebrewer poco più che ventenni, decidono di produrre birre che rispecchiano i loro gusti personali. Amici d’ infanzia e futuri geni di marketing, James Watt e Martin Dickie, stanchi delle solite birre industriali, insapori e senza alcuna personalità, danno origine a un progetto brassicolo giovane ed originale
A Fraserburgh fondano la loro prima birreria e l’anno successivo, producono la prima di una lunga serie di successi. Inizialmente, questi due ragazzi scozzesi, vendono le loro birre nei mercati locali, riempiendo il loro furgone di bottiglie e proponendole ai venditori del luogo, una sorta di porta a porta insomma. Successivamente riescono ad ottenere un prestito dalla banca; in solo due anni, diventano la prima birreria indipendente di tutta la Scozia e da lì la loro avventura è una continua ascesa verso il successo fatto di competizioni, partecipazione ad eventi, fino al trionfo che li ha portati ad aprire birrerie in tutto il mondo.
I due giovani amici hanno realizzato progressivamente birre dalla forte personalità, sempre più robuste ed alcoliche, rivendicando in più di un’occasione di aver brassato la birra più forte mai realizzata al mondo. Cominciano le esportazioni in Svezia, Giappone ed America. Nel 2009, con un programma di crowdfunding denominato “Equity for Punks”, viene raccolto del capitale attraverso la sottoscrizione di quote societarie da parte di consumatori e appassionati: oltre 1300 investitori si sono fatti subito avanti e gli affari sono cresciuti del 200%
L’obiettivo che i due giovani fondatori avevano deciso di assegnare al proprio brand era chiaro: Brewdog doveva diventare l’anti birra industriale nella mente delle persone, doveva democratizzare la birra artigianale portandola nelle case di quante più persone possibili. Ma, ovviamente, i capitali e il potere comunicativo di una startup non sono paragonabili a quelli delle grandi multinazionali della birra che dettavano legge sulla comunicazione. Cosa succede però se si pensa fuori dagli schemi e si capovolge il paradigma della comunicazione classica? Dickie e Watt hanno avuto il merito di trovare delle vie comunicative nuove, quasi assurde ma con risultati incredibili. Alcuni esempi? Nel 2010 il birrificio scozzese lancia la birra The End of the History, una birra da ben 55% alc. confezionata in bottiglie di vetro all’interno di animali imbalsamati, un’assurdità. Ma questa assurdità, venduta in pochissimi esemplari in prezzi che oscillavano tra le 500 e 700 sterline non era nata per essere venduta, ma per creare “rumore” intorno al marchio. Infatti in tantissimi, soprattutto in ottica negativa, parlarono di quella trovata che James Watt definì “una audace miscela di eccentricità, arte e ribellione”. Ma fu solo l’ inizio.
Seguono un impressionante serie di birre prodotte, ammodernamenti strutturali, campagne pubblicitarie ed eventi di successo; i dati parlano chiaro: nel 2017 la società impiega 1000 dipendenti, 70.000 azionisti, 46 bar e sono stati realizzati circa 345.000 ettolitri di birra. In dieci anni James e Martin hanno aperto un bar Brewdog in ogni angolo della terra e la comunità indipendente di investitori sfiora i 100.000 individui. Molte sono le critiche così come i riconoscimenti: usano il marketing delle grandi industrie per vendere e sono troppo attenti all’immagine e alle tendenze del mercato, giocano sulle mode del momento, ecc.
Brewdog ed il suo stile ribelle : PUNK IPA
Punk, un genere musicale che ha scombussolato intere generazioni tra gli anni ’70 e ’80, che aveva la sua genesi in un forte cambiamento culturale: messaggi duri, a volte violenti, sonorità più aggressive e definite a volte anarchiche. Chi ascoltava punk si sentiva ribelle. Ma Punk IPA è anche il nome della birra più conosciuta e venduta del birrificio scozzese e oggi craft beer più venduta in UK. Bene, associateci anche un nome così “strong” (brewdog) e un logo altrettanto punk e capirete quale fosse la direzione comunicativa che avevano in mente i due giovani soci. Il loro storico slogan ci viene in aiuto accompagnandoci nella fase di analisi successiva: Craft beer for the people! Quindi Brewdog nasce già con un carattere ben definito: punk, ribelle, popolare. Il target quindi non poteva che essere un consumatore giovane, stanco di bere quelle birre ritenute “vecchie” e pronto per qualcosa dal carattere forte e dai sapori nuovi! Nome, logo, slogan immagine del brand erano coerenti tra loro e coerenti con il target di riferimento.
Oggi, a distanza di 12 anni, quello che era un micro birrificio è valutato 2,2 miliardi di dollari, possiede più di 40 locali in tutto il mondo, ha impianti produttivi in UK, Germania e Stati Unitie nella sola UK ha creato lavoro per circa 1.200 persone. Ma quale è stato il segreto del suo successo? Sicuramente un buon prodotto, ma altrettanto sicuramente un curato, mirato e costante lavoro sul proprio brand e sulla comunicazione, inserendosi in un contesto competitivo che stava diventando loro favorevole e che stava completamente rivoluzionando un settore: l’ascesa dei birrifici artigianali.
Beer Paradise Shop data la qualità, la genuinità e per lo straordinario successo ottenuto ha voluto fortemente questi prodotti. E tutt’ ora i clienti ringraziano di aver fatto entrare questa azienda nelle proprie case, per degustare tutta la bontà di queste birre
Zorzini Import
di Cocetta Maurizio & Franz Michele
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